Frequentavo la scuola elementare e la settimana era scandita per lo più dagli impegni scolastici, ogni mattina andavo a scuola, tornavo a casa per pranzo, il pomeriggio facevo i compiti.
Il venerdì, invece, aveva un sapore particolare. Lo riconoscevo dal trambusto che avvertivo in cucina quando mia mamma cominciava ad impastare. Allora correvo da lei e l’aiutavo. La vedevo mescolare con maestria la farina, l’olio, l’acqua e il lievito fino a che l’impasto non diventava bello soffice e facile da lavorare con le mani. Era un movimento sapiente ed energico. Poi, mentre l’impasto riposava coperto con un panno pulito, mamma preparava il sugo e io lavavo alcune foglioline di basilico. Che profumo! La parte più divertente era friggere. Mamma prendeva un panetto dall’impasto ormai lievitato, lo schiacciava con i polpastrelli dandogli una forma rotonda e lo immergeva in una pentola con l’olio bollente.
Dopo un po’ avveniva la magia. Quel cerchietto anemico a contatto con l’olio bollente cominciava a gonfiarsi, il pallore iniziale svaniva e si colorava di una tinta dorata. Altri due minuti e la pizzetta era pronta. Questa trasformazione mi lasciava ogni volta a bocca aperta. Arrivava così il mio turno: sulle pizzette ancora calde adagiate su un grande piatto ovale di ceramica io mettevo il sugo. Era un lavoro di precisione, mi sentivo investita di una grande responsabilità. Infine, aggiungevo una spolverata di parmigiano ed una fogliolina di basilico fresco. La nostra cena speciale era pronta. Finalmente era venerdì.