Quando ero bambina mi capitava spesso di recuperare dei piccoli uccellini sfrattati dai loro nidi dai violenti temporali della tarda primavera. Mi ricordo il primissimo fu Pingu, un balestruccio che mio padre mi portò a casa quando avevo all’incirca 5 anni, mi insegnò a imboccarlo, curarlo, farlo allenare con i primi voli in casa per poi lasciarlo libero di partire per la sua migrazione. Molti piccoli merli, cince, passeri, sono stati salvati e restituiti alla loro vita, ma la più simpatica canaglia che ho accudito fu Nicoletta, la gazza ladra dispettosa. Come tutti i corvidi questi animali sono esseri estremamente curiosi, esplorativi, iperattivi, la ricordo come una compagna di giochi e marachelle, una delle quali ci divertiva moltissimo. Nicoletta aveva la passione per i lacci delle scarpe, soprattutto quelle di mio padre mentre stava pranzando, si divertiva a slacciarli e disporli in maniera tale che ogni volta che mio padre si alzava da tavola, finisse per inciampare e cadere, si infilava di nascosto sotto il tavolo, per poi svolazzare nel punto più alto della cucina ad osservare il gigante caracollare per non finire a terra, tant’è che ogni volta che veniva rimproverata emetteva un suono che sembrava una fragorosa risata. Nicoletta poi si è fatta grande ed è tornata a volare con un gruppo di gazze stanziali nei paraggi della mia abitazione, spesso quando mio padre usciva in balcone a far qualcosa la sentivo “ridere” dall’albero di fronte