La bisnonna Angela era una calabrese con gli occhi chiari e il corpo affilato, elegante e composta nei vestiti a fiorelloni del mercato, dritta come un fuso e devotissima a San Nicodemo. Per me bambina era una statua di rughe, il corpo più antico che avessi mai visto. Non mi piaceva andare a casa sua, non mi piaceva l’odore delle sue stanze e non mi piaceva che il Papa parlasse costantemente nel suo televisore. San Nicodemo, ci spiegava, aveva preso a calci e buttato giù dalle scale un tipo che non voleva andare in chiesa. L’uomo era morto e Nicodemo era diventato santo. Fine. “Ma non ha senso, nonna” “E invece ha senso perché è così”. Penso di essere stata la pronipote peggiore che potesse capitarle: sbuffante e silenziosa, così crudele da andare a trovare la sua vicina di casa che aveva un canarino rinchiuso in gabbia e a me piaceva. L’unico momento in cui il mio sguardo si accendeva era per la leggendaria pasta ai fagiolini. Non so dire perché mi piacesse tanto, perché la preferissi alle patatine fritte, al ragù o alle cotolette. Tutta la mia famiglia era ingorda di questo brodino di pomodoro con gli spaghetti spezzati e qualche verdura galleggiante. Dentro quel piatto ci acquetavamo tutti: persino la nonna Maria riusciva a fermarsi un attimo e a non far cadere più niente. Angela, la bisnonna, troneggiava sulla tavolata “La pasta ai fagiolini non si può fare sempre perché non sempre ci sono i fagiolini buoni, ma io, io ve la faccio sempre” “Nonna, ma non ha senso” “Invece ha senso perché è così”. Oggi, mi piacerebbe che la tradizione della pasta ai fagiolini fosse arrivata fino a me, vorrei poter dire che me la faccio durante le domeniche uggiose, brindando alle donne della mia famiglia.
Ma questa è la storia di una ragazzina che non è riuscita a scendere di macchina il giorno del funerale, che non rispondeva alle chiamate (e adesso vorrebbe farlo) e che tutt’oggi, spesso, si trova in stanze sbagliate alla ricerca di canarini colorati. È il racconto delle cose che si perdono, di me trentenne precaria che cerco di ricordarmi che gusto avrà avuto quella zuppetta per farmela preferire alle patatine fritte.
Doveva essere stata incredibile. Ma non me ne ricordo più.