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Home Lezioni Private

C’è chimica in casa

da Antonio Pascale
14/12/2022
in Lezioni Private
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Ruggero Rollini ha scritto un libro molto bello e appassionato, anche utile e istruttivo, popolare nel senso più alto del termine, a cominciare dal titolo: C’è chimica in casa. La scienza quotidiana che ti migliora la vita (Mondadori). La chimica dietro i nostri gesti quotidiani, insomma e abbiamo fatto due chiacchiere.

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Secondo un sondaggio condotto in otto Paesi europei il 39% delle persone vorrebbe vivere in un mondo senza sostanze chimiche. Che è chiaramente una cosa impossibile. Tutto è fatto di sostanze chimiche, l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo… noi stessi siamo dei complicati reattori chimici ambulanti. 

Percentuale alta, eh

Poi, scavando, si scopre che questa affermazione ha in realtà un non detto, un sottinteso. Quella percentuale di europei probabilmente vorrebbe vivere in un mondo senza sostanze chimiche di sintesi. 

Ah ecco…

Che è un po’ diverso. Comunque, grave ma non così grave. La vita quotidianità sarebbe impossibile senza le sostanze chimiche di sintesi. Non sarebbe nemmeno possibile leggere queste parole in questo momento dal tablet, cellulare o computer che stiamo usando. Di fatto, ho scritto il libro per provare a ricucire un rapporto un po’ strappato tra le persone e la disciplina che amo: la chimica. Ho cercato di farlo mostrando come la chimica ci circondi e come conoscerla e padroneggiarla, anche solo superficialmente, ci possa aiutare a vivere meglio, prendere meno fregature e – in generale- stare meglio in casa nostra.

Bene, così per cominciare, ma cosa affligge il cittadino sulla questione chimica di sintesi? Perché dovrebbe voler preferire ch’esso la naturale cicuta o la mandragola che appunto di recente qualche danno l’ha fatto.

Proprio la parvenza di naturalità. Esiste un’euristica, una scorciatoia mentale, che prende il nome di natual-is-better: naturale è meglio e la usiamo tutti, chi più chi meno, quando si tratta di fare delle scelte. Un po’ invece è colpa dell’industria chimica. Nel secolo scorso ci ha dato non pochi motivi di dubitare del suo operato: Seveso, Bhopal, la talidomide… Le cose sono cambiate profondamente, ma il rapporto di fiducia con la cittadinanza si è incrinato e per ricostruirlo, secondo me, si deve partire da una sincera e sentita ammissione di colpa. Da lì si può spiegare cos’è cambiato e perché oggi si lavora diversamente. 

Ok. Come si lavora oggi, mi fa un esempio?

Secondo me il cambio di mentalità più significativo si è avuto con l’introduzione dei principi della green chemistry negli anni Novanta. È proprio un nuovo modo di pensare il “fare chimica”, che cerca di ridurre a monte, in fase di progettazione, i possibili danni dell’industria. Riduzione, eliminazione e scelta accurata dei solventi; condizioni di reazione meno energivore e più sicure; Biodegradabilità e sicurezza dei prodotti; Riduzione al numero minimo indispensabile dei passaggi… Insomma, una progettazione lungimirante, che prima – parliamoci chiaramente – mancava. In tutto questo si inseriscono i controlli e le regolamentazioni nazionali e internazionali sempre più puntali e stringenti. L’Europa, con enti come EFSA, ECHA, EMA è d’esempio in tutto il mondo. 

Venendo al tuo libro, hai scelto una linea particolare, una scelta apprezzabile, e cioè parli di chimica del quotidiano, forse l’unico modo per coinvolgere in discorsi tecnici e sensati un pubblico più vasto e non solo specialisti e accademici: insomma siamo circondati da molecole che reagiscono e farle reagire bene è compito nostro. Da dove cominciamo? Io direi dalle colle…

Ah le colle… Ho messo quel capitolo nel libro perché il tempo per la consegna scarseggiava e stavo cercando un argomento facile da scrivere in fretta. Niente di più falso, ma sono contento di essermi sbagliato. Siamo circondati da colle e non ce ne rendiamo conto. Già solo in camera mia ho scrivania, armadio e libreria in legno truciolato. Quei mobili sono tenuti insieme da colle per legno. Le automobili sono piene zeppe di colle, così come tantissimi apparecchi elettronici. Le etichette sono incollate, i libri sono incollati… insomma, le colle (o come direbbero gli scienziati: gli adesivi) sono uno dei simboli invisibili della nostra vita di tutti i giorni. Quella è tutta chimica. Scegliere l’adesivo giusto per ogni applicazione non è affatto scontato e richiede il lavoro di tenti professionisti. 

 A proposito di colle, prima di passare ad altro, ti volevo chiedere qualcosa sul riciclo delle medesime, sono facili da riciclare, la loro presenza influisce sul trattamento dei rifiuti?

Diciamo che c’è una riciclabilità teorica e una pratica. Alcune colle sono teoricamente riciclabili perché sono assimilabili concettualmente alle plastiche. Quindi con certi solventi o trattamenti termici si può tornare a una colla riutilizzabile. Altre colle invece formano dei legami che andrebbero rotti chimicamente per poter essere formati nuovamente. Si parlerebbe comunque di riciclo, ma non di quello a cui siamo soliti pensare. Poi c’è l’aspetto pragmatico: non sono a conoscenza di realtà che riciclino la colla (anche se immagino che in certi contesti industriali dei piccoli impianti di riciclo possano esserci). Anzi, è molto facile che la presenza di adesivi possa un po’ scompaginare il riciclo di altri materiali a cui sono associati, perché introducono delle impurezze.  È sicuramente un aspetto che meriterebbe di essere approfondito. 

Un aspetto che approfondisci, a proposito di riciclo e sostenibilità: la questione delle bottigliette di plastica. Che se confrontate con le note borracce di alluminio…

Hanno un minore impatto ambientale. Purtroppo sì. Poi, per fortuna la realtà è più complessa. Mi spiego. A produrre una bottiglietta di impatta meno di una borraccia. E fin qui ci arriviamo tutti. Man mano che si riusa la borraccia e si buttano bottigliette inizia a convenire la borraccia. Ma se sono consideriamo che la borraccia dovrebbe essere lavata tutti i giorni con acqua calda e sapone le bottigliette tornano a vincere. Questo vuole dire che dobbiamo smettere di usare la borraccia? Assolutamente no. Tutto quello che ci può aiutare a svincolarci dalla logica del monouso, dove possibile, va fatto. Però se ci capita ogni tanto di comprare una bottiglietta non diventeremo brutte persone (a patto che la gettiamo nel cestino giusto).

Senti, il tuo libro è pieno di esempi istruttivi e divertenti che illustrano come e perché sia fondamentale conoscere la chimica, non solo in ambiti specialistici, ma nelle pratiche quotidiane, ecco, mi fai un paio di esempi di quelli che hanno sorpreso anche te. 

Io ho iniziato a usare l’ammorbidente solo dopo che ho capito davvero come funziona. Però ci aiuta anche a non prendere fregature. Purtroppo, il web (ma anche le riviste e la televisione) è pieno di sedicenti esperti green che si inventano i più improbabili miscugli “ecosostenibili” per pulire casa.  Conoscere i fondamenti della chimica che ci circonda ci evita di fare mischioni inutili, o peggio: dannosi. 

Che facciamo per promuovere non dico amore ma perlomeno conoscenza e non odio per la chimica? Parlandone. Almeno spero. Parlandone con l’entusiasmo che ci suscita sapere che il mondo che ci circonda è fatto di molecole e di continue interazioni e reazioni. Dobbiamo vedere il mondo con gli occhi di un chimico. Vi garantisco che non togli poesia alle cose. Anzi, se possibile aggiunge un po’ di meraviglia, uno nuovo livello di interpretazione. Siamo circondati da chimica ed è bellissimo. 

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