Io, per esempio, sono devoto a sant’Antonio da Padova, però quando nacqui ci fu un dibattito tra il lato contadino della mia famiglia e quello più cittadino. Il conflitto riguardava, in realtà, il potere di guarigione. Sant’Antonio Abate, infatti, pare avesse potere sul fuoco sacro. Oggi, per fuoco sacro intendiamo una forma di varicella, causata dall’herpes zooster, ma per un lungo periodo, dal Medioevo fino ai primi del Novecento, si ci riferiva a una malattia molto seria, spesso endemica nelle campagne: l’ergotismo. Un cronista del 1089, Sigiberto di Gembloux così la descrive: “a molti le carni cadevano a pezzi, come se li bruciasse un fuoco sacro che divorava le loro viscere. Le membra a poco a poco rose dal male diventavano nere come il carbone. Morivano rapidamente tra atroci sofferenze, oppure continuavano, privi di piedi e delle mani, un’esistenza peggiore della morte”. Il responsabile di tutto questo è un fungo la Claviceps purpurea, che ha la spiacevole tendenza a parassitare i cereali, tra cui la segale. Qui produce diverse tossine, una, la più dannosa, è l’ergotina. Chi si nutre di segala contaminata può andare soggetto a vari problemi noti. La malattia (dipende dalla quantità di tossine ingerite) può assumere forme convulsive (allucinazioni, convulsioni, mancanza di riflessi) e cancerose (dolori, gonfiori, bruciori e nelle forme acute arresto delle circolazioni sanguigna e cancrena degli arti che possono anche staccarsi).
L’ergotismo era diffuso soprattutto nel nord Europa (Francia, Valle del Reno, Belgio, Olanda, Russia, Inghilterra). Ebbene, nel secolo XI d.c. i seguaci di Sant’Antonio Abate costituirono un ordine religioso (Ordine ospedaliero degli Antoniani) che molto si prodigò per la cura dei malati di ergotismo. Allevavano i maiali e usavano il lardo come lenimento per i gonfiori (Sant’Antonio Abate e ritratto ancor oggi nelle immagini votive con accanto un maialino).
In tanti cominciarono a frequentare questi monasteri, ubicati in Italia e in Francia meridionale e così facendo cambiavano anche alimentazione, passavano cioè dalla segale al grano e insomma miglioravano. Solo nel 1853 il mitologo francese Tulasne riuscì a capire l’eziologia della malattia.*
Dunque, si cominciò a prestare molta più attenzione alla sicurezza alimentare e poi la segala fu man mano sostituita con la patata e così, i miracoli di Sant’Antonio Abate furono meno apprezzati e Sant’Antonio da Padova acquistò più potere su molte questioni. Ed ecco che i miei parenti cittadini, abbandonato l’agricoltura, scelsero Sant’Antonio da Padova.
* Sul tema il fantastico libro: Malattie delle piante che segnarono la storia, di Giuseppe Belli (Altravista).