Tra varietà e sotto-varietà, al momento disponiamo di 75 mila pomodori differenti. Eppure, il pomodoro ha iniziato male la sua carriera Europea: a parte che, appena arrivato, la bacca (naturale) era piccola, come una ciliegia, ma era pure considerato tossico, tanto è vero che fu usato come pianta ornamentale. Ma ne ha fatta di strada, grazie all’innovazione (culturale). Il prodotto si rinnova in continuazione, tanto che alcuni pomodori nati di recente, vengono già considerati varietà tradizionali, anzi, tipicamente italiane, da proteggere.
Prendi il pomodoro Pachino. Solo nel 1989 un’azienda sementiera israeliana, Hazera Genetics, ha introdotto in Sicilia due nuove varietà di pomodori, il ciliegino (colore rosso intenso) e la varietà a grappolo, che in poco tempo hanno raggiunto una enorme popolarità. Da allora la tipologia ciliegino è diventata sinonimo di «pomodoro di Pachino». L’altra varietà Il Datterino e di forma allungata, simile, appunto, a un piccolo dattero. Ha un grado zuccherino (Brix) più elevato de ciliegino e per questo il suo gusto è più dolce ed è ottimo a crudo per insalate, paste fredde o in accompagnamento a pietanze. Cotto valorizza i condimenti e i sughi. E’ disponibile tutto l’anno e si conserva a lungo. Quindi una buona innovazione forma quella che nel futuro sarà chiamata tradizione.