Ci sono immagini dell’infanzia che resistono nitide nella memoria nonostante il tempo nel mezzo, e una di queste è il pentolone grigio nel quale mia nonna preparava una delle sue tante prelibatezze, forse la mia preferita: il riso cotto nel latte con la cannella. Tanta, tantissima cannella. Il latte era rigorosamente a chilometro zero, a dire il vero una ventina di metri al massimo, lo spazio che separava la cucina della nonna dalla stalla dove andava a prelevarlo (e anche del sapore di quel latte e di tutta la liturgia ormai perduta che accompagnava quel rito ho un ricordo incontaminato). Oltre al profumo e al sapore del riso cotto nel latte – con tanta, tantissima cannella – mi ricordo che il pentolone era proprio grande, talmente alto che per assistere alla preparazione e aiutare mia nonna a mescolare dovevo mettermi in piedi sulla sedia di paglia intrecciata e quando il riso iniziava ad ammorbidirsi e mescolare diventava troppo faticoso per le mie esili braccia andavo a sedermi e aspettavo con impazienza la mia porzione. Poi è successo che la cannella ho iniziato a detestarla, forse perché almeno una volta dovevo aver esagerato con le porzioni di riso cotto nel latte (con tanta, tantissima cannella). Così per molti anni l’ho accuratamente evitata, finché durante il mio primo viaggio a Lisbona (tanti, tantissimi anni dopo) ho assaggiato uno dei dolci più buoni al mondo (il pasteis de nata) e la generosa spruzzata di cannella sulla crema pasticcera – che non ho fatto in tempo a evitare – mi ha riportato di colpo nella cucina di mia nonna e a tutta la magia di quelle estati che sembravano non finire mai.