Forse non tutti sanno che esiste la possibilità per un agricoltore sia di assicurare le proprie culture da svariati rischi atmosferici sia di ottenere un contributo ministeriale per pagare la polizza (fino al 70% del costo).
Siamo sotto il cielo, dicono spesso gli agricoltori, e come si sa, puoi curare il tuo campo al meglio ma poi sei impotente contro un evento avverso, che sia gelo e brina, siccità e alluvione, quegli eventi insomma già impattanti e che potrebbero diventarlo ancora di più a causa del cambiamento climatico in corso. L’assicurazione lenisce in parte questo senso di impotenza e il contributo protegge il reddito dell’agricoltore anche esso “sotto il cielo”.
Bene, nel biologico tante imprese aderiscono al sistema assicurativo agricolo agevolato. Nel triennio 2017-2019, in base ai dati elaborati da ISMEA, la platea delle aziende bio che hanno sottoscritto polizze contro gli eventi atmosferici è aumentata al ritmo del 35% l’anno (contro il +2% medio annuo registrato per le aziende biologiche in generale), arrivando a sfiorare i 500 milioni di euro di valore assicurato nel 2019.
Nella sostanza, tirando le somme, rispetto al totale delle aziende bio, quelle assicurate rappresentano oggi una quota dell’8% (nel 2016 era del 3,5%), mentre le superfici coinvolte hanno raggiunto il 4,2% del totale: 4 anni fa erano il 2,2% (i produttori convenzionali annoverano una quota assicurata di circa il 10% di aziende e di superfici sul totale nazionale).
Un bel dato insomma! Aggiungiamo poi che, rispetto al mercato assicurativo agevolato nel suo complesso, il settore del biologico presenta una polarizzazione a livello geografico meno marcata. È vero che il ruolo del Nord è sempre preponderante, con oltre il 67% del valore assicurato, ma lo squilibrio con le altre macro-ripartizioni del Paese (16,4% il Centro, 16,2% il Sud) è meno accentuato rispetto all’intero mercato, in coerenza con la più equilibrata distribuzione per macroaree del biologico. Un divario che, sulla base delle dinamiche attuali, è destinato peraltro a ridursi ulteriormente, data la forte crescita osservata nelle regioni del Mezzogiorno con il più 59% del valore nel 2019 e il più 34% del tasso di crescita medio annuo dal 2016.
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https://www.ismea.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11587