Dice il maiscoltore veneto Marco Pasti: “Coltivo mais perché è una delle piante più efficienti nel convertire anidride carbonica e acqua in carboidrati grazie all’energia solare: in 120 giorni, da maggio a settembre, un metro quadro di mais, con 7 piante, riesce a produrre mediamente in Pianura Padana 1 kg di granella, e considerando l’intera pianta circa 2 kg di sostanza organica: per fare questi 2 kg sottrae dall’atmosfera quasi 3 kg di anidride carbonica” Per ni non è del settore sono numeri eccezionali e vanno spiegati: “Sì, sembra ci sia un errore di calcolo in questi numeri perché la materia non si crea e non si distrugge ma si trasforma e infatti la pianta trasforma l’anidride carbonica e l’acqua in carboidrati e ossigeno che viene rilasciato in atmosfera”.
“Ogni metro quadro coltivato a mais, quindi, produce 2 kg di sostanza organica, e rilascia in atmosfera 2 kg abbondanti di ossigeno oltre a 500 kg di acqua traspirata sotto forma di vapore. Questo vapore poi forma nuvole e pioggia che torna sulla terra, è un ciclo e dire che il mais consuma molta acqua, come ha fatto Slow Food all’expo di Milano è dunque fuorviante perché si tratta di un ciclo…diciamo che il mais ricicla l’acqua come tutte le piante del resto. Quindi spiega ancora Marco Pasti che lui produce mais perché il nostro territorio è vocato alla sua coltivazione (non per niente un soprannome dei veneti era “polentoni”) e produce mais per usi diversi: alimentare, zootecnico e per la produzione di biogas. “Coltivo il mais in rotazione con soia, frumento barbabietole; quindi, la coltura occupa il terreno per un solo anno”. E se qualcuno allora gli chiede: va bene, e la biodiversità? Pasti risponde: “Il discorso sulla biodiversità, intesa come grado di variazione delle forme di vita all’interno di una data specie, ecosistema, bioma o del pianeta intero, è complesso, perché dipende appunto dall’ambito in cui la considero. Un’elevata biodiversità in un campo coltivato può ridurre la produzione e spingere alla coltivazione di nuovi terreni da qualche altra parte nel globo riducendo quindi altrove la biodiversità. Da questo punto di vista credo che il mais consenta di rispettare meglio la biodiversità a livello globale di molte altre colture”.
https://www.ilpost.it/antoniopascale/2020/07/30/parliamo-di-agricoltura-reale/