Cosa preferite donare per migliorare la vita delle famiglie a basso reddito: contanti, integratori alimentari o un sacco di calcestruzzo? La risposta potrebbe essere calcestruzzo. Uno dei problemi più gravi che affligge i bambini nei paesi in via di sviluppo sono i parassiti intestinali, che li fanno ammalare e poi non possono più andare a scuola. Questi parassiti vivono normalmente nelle feci e vengono portati nelle case attraverso la suola delle scarpe o la pianta dei piedi. Se i bambini vivono in una baracca con il pavimento di terra battuta, i parassiti resteranno nascosti più a lungo nell’ambiente domestico e potranno infettare altri bambini.
Più cemento meno infezioni, il caso Messicano. Alcuni anni fa, le autorità messicane hanno iniziato a distribuire alle famiglie il cemento per pavimentare casa. Le infezioni da parassiti sono crollate del settantotto per cento, il numero di bambini colpiti da diarrea si è dimezzato e i casi di anemia sono diminuiti di quattro quinti. E il rendimento scolastico dei bambini è migliorato e anche le mamme erano meno depresse.
Tutto grazie a un semplice sacco di cemento. E’ stato dimostrato che la pavimentazione delle strade sterrate produce in media un aumento di oltre un quarto del salario per chi ne usufruisce, e fa crescere anche la percentuale di bambini che frequentano la scuole. Tendiamo a sottovalutare l’importanza dell’”ambiente costruito”, eppure avere un riparo è uno dei bisogni primari (ma si sa, tendiamo a dimenticarlo quando si ha un tetto sopra la testa e un pavimento sotto i piedi).
Purtroppo lo “storytelling del calcestruzzo” è poco interessante, di solito viene escluso dalle storie sulla tecnologia in favore di altri materiali apparentemente più sexy.
Parlando di ambiente costruito, nessun altro materiale quanto il cemento ha fatto davvero la differenza, e così rapidamente. Non è più necessario modellare e cuocere i mattoni prima di disporli laboriosamente uno sopra l’altro, alternandoli a strati di malta: basta versare il calcestruzzo in uno stampo. Se prima ci volevano giorni, o persino settimane, ora sono sufficienti poche ore e meno della metà della forza lavoro. Fino a un paio di secoli fa, quasi tutti gli edifici erano fatti di mattoni o legno; oggi il calcestruzzo rappresenta circa l’ottanta per cento circa di tutti i materiali usati nell’edilizia.
Problema: per fare l’albero ci vuole il fiore e per fare il calcestruzzo ci vuole la sabbia. Spesso i termini calcestruzzo e cemento vengono usati come sinonimi, ma non sono precisamente la stessa cosa. Per spiegare la differenza in modo semplice si può dire che il cemento è l’ingrediente magico, il collante che fa stare insieme il calcestruzzo. Di per sé il cemento è una polvere ottenuta tramite la cottura e la successiva frantumazione di pietre calcaree o di gesso, poi mescolate insieme ad argilla, sabbia e a volte aggiungendo altri additivi come l’ossido di ferro. Aggiungendo l’acqua, si innesca una reazione con il calcio e il silicio da cui esce un gel grigio e appiccicoso, pieno al suo interno di microscopici frammenti rocciosi. Se versate nel composto iniziale anche ghiaia e sabbia, i cristalli anziché legarli l’uno con l’altro, si legheranno ad altri nuovi composti ed avrete il calcestruzzo. Pietra liquida, roccia da versare.
Il mondo costruito sulla roccia di calcestruzzo (che è fatta anche di sabbia) ha un costo: l’utilizzo del calcestruzzo ha sull’ambiente è infatti tra i principali responsabili di emissioni di carbonio del pianeta. Nonostante l’attenzione si concentri su altre fonti di emissione di gas serra, come per esempio l’aviazione o la deforestazione, la produzione di cemento genera più C02, di questi due ambiti messi assieme, pari a un sorprendente sette-otto per cento delle emissioni totali di carbonio.
Cosa mette CO2nel processo? L’anidride carbonica emessa si divide in una proporzione di sessanta a quaranta tra la reazione chimica di combustione del carbonio presente nel gesso e nella pietra calcarea durante il processo di trasformazione in cemento e l’energia necessaria a scaldare il forno rotante.
Soluzioni? Per riscaldare il forno rotante basta evitare di usare combusti fossili. L’impianto di Rugby ha sostituito quasi tutto il carbone Climafuel, sostanzialmente un combustibile derivato da rifiuti lavorati. Le economie sviluppate, tra cui il Regno Unito e gli Stati Uniti, sono riuscite a tagliare di oltre il cinquanta per cento le emissioni di gas serra nella produzione di cemento, in parte ricorrendo nuove fonti di energia, in parte aggiungendo altri prodotti alla polvere che esce dal forno.
Ma il problema è la reazione chimica. Da migliaia di anni sottoponiamo il carbonato di calcio ad alte temperature per produrre l’ossido di calcio, detto anche calce viva, la reazione fondamentale per la produzione del cemento. È stato questo semplice processo a determinare le prime emissioni di carbonio su vasta scala prima che arrivassero i combustibili fossili.
Alternative? Il cemento può essere ottenuto anche senza ricorrere alla reazione chimica, dunque senza generare emissioni di carbonio, ma quasi tutte le miscele più promettenti partono dagli scarti delle fornaci, che invece di gas serra ne producono parecchi Esistono già esempi incoraggianti di questi novi tipi di cemento per lo più in Ucraina e in altre parti dell’Europa orientale, dove la carenza del cemento comune durante gli anni cinquanta obbligo gli scienziati sovietici a improvvisare. Tuttavia, nessuno sa per certo quanto siano resistenti sul lunghissimo periodo.
Poi ci sono le aggravanti: per alcuni paesi, il problema delle emissioni è aggravato dalla carenza dei materiali necessari per il cemento. Per quanto il calcare abbondi, molte nazioni sono sempre restie a firmare concessioni per le cave di calcare, senza il quale non avremmo il collante al cuore del cemento. Nel 2020 la Svezia ha dovuto affrontare un’improvvisa penuria di calcestruzzo. E il calcare non è l’unico ingrediente che potrebbe non essere inesauribile come si pensava. La produzione di calcestruzzo ha una sete inestinguibile, necessita cioè di una fornitura costante di acqua per rendere possibile la reazione chimica. La richiesta è talmente elevata che il calcestruzzo da solo copre circa un terzo del consumo idrico industriale a livello mondiale. La domanda è sostenibile quando c’è abbondanza di acqua, ma considerate che oggi i Presi che usano più calcestruzzo sono anche quelli che affrontano grandi periodi di siccità e l’indisponibilità di acqua potabile.
Ci sono soluzioni? Qualcuna, e comunque se volete saperne di più sul mondo delle materie, su come è complicato e sul perché è fondamentale fuggire dagli slogan e dai sentito dire, insomma se volete capire perché è importante migliorare il mondo ma allo stesso tempo è difficile farlo, per non “buttarla in caciara”, potete leggere La materia del mondo, una storia della civiltà in sei elementi, di Ed Conway, Marsilio Edizioni (che ringraziamo per la concessione di alcune pagine).
https://www.marsilioeditori.it/libri/scheda-libro/2972017/la-materia-del-mondo