Il premio Nobel per la chimica Roald Hoffmann (1981, per gli studi di chimica teorica sui meccanismi delle reazioni) nel suo libro Chimica allo specchio disse che non capiremo mai la chimica finché i chimici stessi non si daranno da fare per spiegare cosa diavolo fanno nei laboratori. Concordiamo. Aggiungiamo: la questione vale anche per altre discipline. Prendi il miglioramento genetico, dai più (assurdamente e senza motivo) accusato di rovinare il gusto alla frutta (una volta sì, quelle del contadino e così via). E allora ma cosa fanno i genetisti, i biotecnologi nei laboratori pubblici?
Siamo andati a fare un giro all’Università di Ancona, accompagnati dal prof. Bruno Mezzetti che così, ricordiamo per nostro vanto, è stato nominato Highly Cited Researcher da Clarivate: un riconoscimento riservato solo allo 0,1% dei ricercatori di tutto il mondo. Quelli che nell’ultimo decennio hanno pubblicato articoli con un eccezionale numero di citazioni.
Qui, all’università di Ancona, i laboratori di genetica del Dipartimentodi Agraria lavorano soprattutto al miglioramento delle piante da frutto. Però, prima di andare avanti, prendiamo una pianta a mo’ di esempio: la fragola. Tra l’altro, una delle piante del cuore, diciamo così di Bruno Mezzetti.
Voi lo sapete che questa infruttescenza (tecnicamente la fragola è un falso frutto) sta dividendo il mondo in due grandi paesi? Nel primo paese gli abitanti preferiscono la fragola con sapore acidulo, nel secondo paese i cittadini desiderano fragole dolci, anzi dolcissime, nemmeno una punta di amaro vogliono sentire. Il primo paese è il vecchio mondo, Europa e America, il secondo invece sta avanzando a suon di coltivazione di fragole: è la Cina e l’Asia.
Ecco,il team di Bruno Mezzetti da anni sta cercando di realizzare cultivar che vanno bene per i due mercati, più dolce e meno dolce.
Quindi, visitare i campi sperimentali dell’Università significa anche fare un viaggio: parti dai tuoi vecchi ricordi – la fragola acidula che tua mamma ti serviva con lo zucchero- e vai versoun mondo nuovo, come appunto la Cina – dove la coltivazione della Fragola sta esplodendo. E’ un mondo zuccheroso che magari piace ai nostri bambini e meno agli adulti. Ma tant’è,è il gusto di una parte numerosa del mondo.
Oltre al grado zuccherino, a Mezzetti e ai suoi interessa cercare caratteristiche di resistenza: meno agrofarmaci utilizziamo, più risparmiamo più diamo il nostro buon contributo al mondo che verrà.
Come si fa a realizzare queste cultivar?
Nella sostanza si tratta di individuare quelle caratteristiche che rendono la pianta da frutto più produttiva, più saporita e più rustica, cioè, più resistente alle malattie. Come si individuano questi caratteri? In primis, col miglioramento genetico tradizionale.
Si tratta di avere delle piante madri selezionate per quelle caratteristiche di cui sopra (produttività, resistenza, gusto, sapore). Magari queste piante sono resistenti ma non produttive, oppure produttive ma non resistenti. Dunque, scegliamo quel carattere che ci interessa (più resistente o più produttiva) e con quel polline fecondiamo una pianta che magari è produttiva ma non resistente o al contrario resistente ma non produttiva.
Miglioramento genetico tradizionale dunque significa per prima cosa incrocio, con i suoi passaggi fondamentali: isolamento di quel polline che contiene i caratteri da noi cercati. Poi, in seguito, emasculazione dei fiori di quelle piante a cui vogliamo trasferire il carattere: eliminiamo le antere, cioè le sacche che contengono polline per impedire che la pianta si autofecondi.
Poi possiamo effettuare, con tanto di pennello,la fecondazione, insomma ci trasformiamo in un’ape. Dai fiori emasculati nasceranno nuovi frutti da questi verranno raccolti e campionati dei semi e successivamente piantati nei campi di valutazione.
Quando le piantine saranno cresciute e le fragole belle grosse potremmo assaggiarle e valutare le singole caratteristiche.
Non è facile quando le assaggi valutarle una per una, ma i breeder fanno miracoli, girano per i campi con una canna da palude, assaggiano, e quando trovano la varietà piantano la canna, a mo’ di bandierina.
Dopo di che selezionano le piante che nell’anno successivo potranno essere date agli agricoltori per semine di prova.
Nel caso della fragola nel giro di 2 o 3 anni è possibile certificare una nuova varietà e metterla in produzione.
Ma cosa succede con le piante da frutto? Quelle per entrare in produzioni ci mettono tempo, dai 3 anni in su. E quando dura allora un programma di miglioramento genetico? Facciamo notte, ci facciamo vecchi (continua nella prossima puntata…).