Si iniziava la mattina con la ricerca del contenitore. Serviva una scala e un arbitro che tenesse a bada i ragazzini che si contendevano il compito di recuperare la grande pentola issata in cima alla credenza familiare. Seguiva il rito del fuoco, del gorgoglio dell’acqua, che a fatica riempiva il recipiente, e dell’attesa dell’ebollizione. Io salivo su una seggiola. Controllavo, al livello della spalla dell’adulto, lo spettacolo della preparazione della polenta e per l’eccitazione mi tenevo in equilibrio con una mano sulla cappa e un’altra sul braccio del guardiano del fuoco. Dovevo scendere a terra quando, per prudenza, erano previsti solo i grandi. Dal basso guardavo con ammirazione i gesti misurati e sacerdotali con i quali erano versate manciate di farina di mais nell’acqua; ero ipnotizzata dai movimenti, la direzione in senso orario, il ritmo impresso al lungo mestolo di legno, all’inizio più veloce e poi più lento, per assecondare la consistenza cremosa del preparato. Nel frattempo alle narici arrivava il profumo del sugo, nel quale si scioglieva il grasso di salsicce e spuntature di maiale. Noi bambini correvamo lungo il corridoio della casa, mentre le donne liberavano il tavolo di marmo per preparare lo spazio del pasto comune. Ai più grandicelli era affidato qualche compito, per tenerli a bada. C’era chi si offriva per grattugiare il parmigiano (io in genere sullo spicchio avanzato lasciavo l’impronta dentale), chi contava i commensali e metteva insieme i cucchiai. Agli uomini più forti spettava il compito di togliere il recipiente dal fuoco per versare la cascata d’oro sul tavolo di marmo, che diveniva una collinetta che si allargava a grandi onde. Le donne più anziane le spianavano con un ramaiolo per distribuirle equamente sulla lunga tavola, che avrebbe accolto tutta la numerosa famiglia. Dopo aver distribuito la salsa sulla superficie, chiamavano a gran voce noi bambini, che eravamo in attesa del richiamo, e gli adulti che avrebbero dovuto controllarci. Al centro della tavola troneggiavano pezzi di salsicce e le carni, profumato richiamo per tutti i cucchiai familiari. La gara mi piaceva. Iniziavamo noi, i più piccoli, a conquistare territorio, sul marmo, per arrivare per primi alla carne più morbida e invitante, laddove il giallo si sposava con il rosso e il piacere del gusto con quello della conquista.