Quando raccontiamo la storia del mondo, utilizziamo strumenti di analisi storici, antropologici, sociologici, umanistici in genere. E fateci caso: nella gran parte dei casi nelle disamine mancano gli strumenti agronomici.
Lo diciamo spesso: l’immaginario conta, e sull’agricoltura ne grava uno pesante e vetusto. Considerate gli insulti: braccia rubate all’agricoltura, oppure, ma vai a zappare la terra.
Poi chiedete a chi insulta la differenza tra zappa e vanga e vedete se ne sono a conoscenza.
Per migliaia di anni, anonimi contadini hanno zappato e vangato, si sono occupati di fare crescere come potevano e con gli scarsi mezzi del tempo poche e utili colture, contribuendo così, stagione dopo stagione, a migliorare la cultura agronomica.
È un dato di fatto, ignorato dai più: la storia del mondo poggia sulla storia dell’agricoltura.
Ma non a tutti gli storici interessa l’agricoltura.
La zappa e la vanga sono due strumenti che si maneggiano con movimenti opposti, con la zappa si avanza, con la vanga si indietreggia.
Molti soldati della Grande Guerra – quasi tutti contadini analfabeti che faticavano anche a capire gli ordini che gli venivano dati, e spesso andavano a morire non capendo nemmeno il perché (basta leggere, fra i tanti, il racconto di Federico de Roberto, Paura, ambientato in una orribile trincea della Grande Guerra) – parlavano di zappa e vanga quando scrivevano le lettere alla famiglia (quei pochi che sapevano farlo). Perché?
Dopo mesi in trincea, fermi sotto il fuoco dei mortai, scrivevano: qui si vanga e non si zappa. Intendevano dire, si arretra e non si avanza. Gli alfabetizzati borghesi, addetti alla censura, non conoscevano la differenza, erano tra quelli che insultavano: ma vai a zappare la terra, e lasciavano passare quella che pensavano fosse una colorita espressione.
Non siamo cambiati poi tanto, il telefonino sempre on line e i download delle ultime novità tecnologiche sempre in corso, ma per quanto riguarda l’agricoltura siamo rimasti in trincea, fermi immobili a guardarci indietro, vediamo nemici ovunque e le novità ci spaventano.
Proviamo a spostarci? La conoscenza è sempre un investimento di straordinaria convenienza, e torna utile anche dal punto di vista economico.
Avanzare significa anche cambiare l’immaginario. Un dato di fatto, perché vero è che la dimensione agricola è tanto cambiata e difatti noi di Agrifoglio/il Foglio stiamo provando a raccontare le novità, e anzi, a queto proposito il 16 novembre scorso abbiamo organizzato un convegno a Milano, nel quale abbiamo fatto il punto su alcune pratiche innovative. A questo link potete rivedere la diretta:
Qui e nei prossimi Agrifoglio ne racconteremo alcune, consapevoli come siamo che dal letame nascono non molti fiori è vero, ma la terra ben concimata ci porta nello spazio: dalla terra alle stelle e ritorno, questo viaggio che vogliamo raccontarvi è stato possibile grazie alle braccia (non rubate) che si sono occupate e si continuano ad occupare di agricoltura.