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Home Forse non tutti sanno che

L’evoluzione darwiniana? Scordatevi la linea retta, è un casino.

da Redazione
22/02/2022
in Forse non tutti sanno che
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In gergo i biologici parlano di fitness, il potenziale di un individuo per riuscirea  sopravvivere e riprodursi. La fitness è una misura. Se dunque in particolari condizioni selettive l’individuo A genera tre figli, e tutti e tre in grado di sopravvivere, mentre gli altri individui della popolazione ne generano solo due, allora la fitness (relativa) dell’individuo A aumenterà del 50% nella generazione successiva. Sembra tutto molto complicato, in parte lo è, l’evoluzione ha parecchi meccanismi e processi e va compresa per bene, tuttavia a proposito di come funziona, lo studio dei coniugi Grant sui fringuelli di Darwin può offrire un caso esemplificativo di selezione naturale. Rosmery e Peter Grant hanno passato 30 anni su un’isola delle Galapagos, Daphne Mayor, per studiare questa specie di uccelli terricoli che a seconda dei gruppi (sono 17) si cibano di semi e di bacche e insetti ma anche di uova e sangue (c’è una specie la Cactospiza pallidus che ha imparato a utilizzare degli strumenti per tirare fuori le larve dal legno). 

I fringuelli sono imparentati con una specie che vive in sud America e hanno colonizzato le isole 2/3 milioni di anni fa: probabilmente un gruppo di individui che si stava spostando è finito in una tempesta ed è approdato sul gruppo di isole. Si stima che i fondatori non fossero più di trenta ed avessero il becco piccolo. Da questi derivano le altre 17 specie. Ora le Galapagos sono nel cuore di El Nino, ossia quel fenomeno climatico che provoca il riscaldamento delle acque. Nel pieno di El Nino la produttività degli ecosistemi crolla, ci sono pochi nutrienti e le alghe non fotosintetizzano. E tuttavia aumenta la piovosità. Se infatti nelle annate senza El Nino l’acqua è fredda, dunque bassa evaporazione e poca pioggia, durante El Nino l’acqua è calda e il clima diventa simile a quello della foresta pluviale: ci sono state annate durante le quale ha piovuto 3 metri d’acqua. La Geospiza fortis si nutre di alcuni semi contenuti nel frutto della Tribulus cistoides. I semi sono avvolti da una specie di corazza che li protegge dalle condizioni estreme, come, appunto, la siccità. Ora, facciamo partire il sistema caotico e vediamo cosa succede. Se non c’è El Nino, le acque sono fredde e piene di pesci, dunque hanno la meglio gli uccelli marini che nidificano sull’isola e la peggio i fringuelli che non trovando il frutto di Tribulus cistoides (non piove c’è siccità e le piante producono poco) non si nutrono. Si può anche verificare un altro caso, molto interessante: mentre avanza la siccità, gli uccelli mangiano i semi morbidi e piccoli e dunque restano solo quelli grandi duri. Dunque, via via, gli individui di Geospiza fortis con il becco piccolo muoiono, perché non riescono a scalfire la corazza del frutto di Tribulus cistoides al cui interno sono contenuti i semi, e sopravvivono quei pochi che per casuale variazione genetica hanno un becco più duro. Quelli riescono a mangiare a rompere la corazza e arrivare ai semi: è un esempio di adattamento. Al contrario quando ripiove, cioè arriva El Nino, vengono prodotti nuovi semi piccoli e morbidi e la popolazione col becco piccolo ricresce. La situazione si complica quando sul finire degli anni 80 (nel 1988) i coniugi Grant registrarono l’arrivo di un piccolo gruppo di fringuelli da un’isola vicina, Geospiza magnirostris. Lo dice il nome, hanno il becco molto grande e duro. Ora, finché ci sono state le condizioni climatiche che permettevano la presenza sia di semi piccoli e morbidi sia semi grandi e duri non è accaduto nulla, e le due specie, Geospiza fortis e Geospiza magnirostris hanno vissuto gomito a gomito: Geospiza fortis mangia i semi morbidi e piccoli, Geospiza magnirostris quelli grandi e duri. Ma non appena è arrivata la siccità è accaduto che quei fringuelli della specie fortis con un becco più grande non sono riusciti a competere con la specie magnirostris e sono morti in tanti. Paradossalmente sono sopravvissuti quei pochi individui con il becco più piccolo e dunque più capaci di trovare qualche seme piccolo morbido (uno su cento): esempio di divergenza adattattiva, cioè, la pressione selettiva che porta a diversificarsi per non competere.  Come si vede un elemento caotico, come la corrente di El Nino si ripercuote sui fringuelli, non c’è una finalità nella linea evolutiva, nemmeno una guida, un genotipo col becco grosso o piccolo può avere migliore fitness in determinate circostante e per un gioco di interazioni tra caos, tempo e mutazioni casuali. Non si può affermare dunque che ci sono fringuelli migliori o peggiori. Possiamo solo misurare la fitness di una specie (che è minore o maggiore) in determinate condizioni. Anche noi, siamo come le geospizine, in balia degli eventi ma a differenze di queste cerchiamo dei rimedi.

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